26 mar 2020

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L'uso della luce in architettura

L'uso della luce in architettura

La luce come strumento architettonico

Il termine ‘luce’, da definizione, si riferisce alla porzione dello spettro elettromagnetico visibile all’occhio umano. Essa, come ogni altra forza elettromagnetica, interagisce con la materia fisica e non fisica che ci circonda e da sempre svolge un ruolo fondamentale in tutti i campi della nostra vita.

Nel corso dei secoli la luce ha acquisito sempre maggior importanza anche nel campo dell’architettura. Il suo ruolo è quello di arricchire un ambiente e renderlo emozionale grazie alla sua particolare interazione con lo spazio.

La luce possiede l’abilità di plasmare l’ambiente, ammorbidendo o indurendo le superfici, i volumi e i profili delle cose e rendendoli ogni volta elementi sempre diversi.

In ambito architettonico grande rilevanza la possiede anche l’interazione sempre crescente tra la luce ed il colore, in quanto elementi dipendenti l’uno dall’altro.

Luce come arte e materia

Nel corso dei secoli l’architettura ha assorbito sempre di più l’arte dell’utilizzo della luce; fu ai tempi dei romani che realizzarono le prime strutture pensate per essere definite dalla luce, ne è un esempio il Pantheon e le domus del tempo costruite con enormi spazi vuoti centrali che consentivano il passaggio della luce del sole, illuminando spazi e tessuti. In questi casi si trattava principalmente di operazioni funzionali. È quando la cultura romana si fonde con quella paleocristiana che la luce comincia ad acquisire significati simbolici. Essa è intesa come uno strumento divino che si evolve e si moltiplica con l’avvento dell’arte bizantina.

Con il seguente periodo Romanico, le strutture tornano a perdere luminosità in quanto l’architettura si costituisce da murature pesanti realizzate per sostenere le pesanti volte a crociera e a botte. L’illuminazione al tempo era quindi scandita da piccole e longilinee fessure tra le pareti che creavano, all’interno, un’atmosfera più austera e cupa.

La luce dal Rinascimento

È con il Rinascimento che la luce di forte intensità torna protagonista, seguita da quella teatrale e suggestiva tipica del Barocco. Qui nasce l’usanza di nascondere la fonte stessa della luce, avendone comunque spazi inondati.

Nei secoli successivi non vi sono importanti sviluppi fino alla fine dell’Ottocento, nel periodo dell’Art Nuveau dove la luce si trasforma e acquisisce linee morbide e avvolgenti passando di mano ad alcuni tra i più importanti architetti della storia; dalle suggestive costruzioni di Gaudì alla luce ‘funzionale’ di Le Corbù ed alle più moderne realizzazioni di Alvar Aalto, che modella le superfici rendendole vere e proprie amplificatori di luce.

La luce ha la capacità di creare lo spazio che ci circonda, rivelandone l’essenza con un potere che va oltre la capacità di rivestire ed avvolgere l’oggetto, essa diventa un mezzo costruttivo, efficace ed emozionale anche se impalpabile.

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